Questo 2019 ci ha regalato una grande possibilità! La stampa 3D a resina entra ufficialmente nel primo blog Italiano sull’artigianato digitale.
Stampa 3D DLP e non FDM
Ciò che differenzia in modo evidente la classica tecnologia FDM (Fused Deposition Modeling) di stampa 3D rispetto a questa nuova Stampa 3D DLP (Digital Light Processing) è sostanzialmente il materiale.
Infatti nella stampa 3D FDM si utilizza un filamento che viene sciolto, estruso e depositato su un piano di appoggio. Successivamente si alzerà l’estrusore e depositerà un nuovo strato superiore e così via.
Sommando i vari strati si ottengono così degli oggetti più o meno complessi.
Nella stampa 3D DLP invece si utilizza una resina fotopolimerica che, esposta ad una fonte di luce, si coagula indurendo. Differentemente dalla classica tecnologia prima citata, una stampante 3D DLP immerge il piano di stampa nella resina e poi salirà, dando forma all’oggetto a testa in giù.
Stampante 3D a resina = Qualità estetica
Come dicevo poco fa, la resina si coagula quando viene esposta ad una fonte luminosa e per farlo viene quindi versata su una vaschetta con alla base una membrana trasparente.
Questa membrana chiamata FEP permette il passaggio della luce che viene generata da un display LCD posto alla base della stampante 3D.
Potete immaginare che più sarà dettagliato quel display LCD e più sarà dettagliata la stampa che vorremmo realizzare.
Per questo motivo, la stampa 3D a resina ha una qualità altissima che non è nemmeno paragonabile a quella FDM.
Il suo funzionamento
Come già anticipato, la stampa 3D a resina è totalmente differente rispetto alla classica stampa 3D FDM. Quali sono quindi i passaggi da svolgere per ottenere un oggetto?
Supponiamo di aver creato un ingranaggio con Fusion 360 per riparare in gioco di un bambino. Questo è uno dei tanti progetti in cui la stampa 3D ti salva la vita 😀
Una volta ottenuto il file STL direttamente da Fusion, dobbiamo caricarlo sullo slicer, e nel mio caso specifico quindi lo inserirò su chitubox.
Dopo aver posizionato il pezzo con qualche supporto e aver regolato le due impostazioni, faccio partire lo slicing nel software e salvo il file nella chiavetta USB in dotazione.
Successivamente possiamo passare direttamente al lavoro sulla stampante 3D.
Nel mio caso ho testato la Elegoo Mars, una Stampante 3D a resina economica di cui puoi leggere la mia recensione.
Cosa succede durante la stampa 3D a resina
Abbiamo appena fatto partire la stampante 3D a resina e abbiamo riposizionato il box di copertura in modo da non far passare troppa luce verso la vaschetta con la resina, ma soprattutto di non far cadere polvere all’interno.
La stampante 3D avrà quindi cominciato ad immergere il piatto di stampa nella vaschetta e vi farà apparire a monitor, i vari layer che sta proiettando del display LCD posto sotto al FEP.
La luce quindi sta indurendo la resina che non sapendo nel leggere ne scrivere si incolla ad ogni parte in contatto con essa, cioè sia al piano di stampa, sia al FEP.
E’ proprio l’incollaggio tra la stampa appena solidificata e il FEP che vi darà un primo feedback del buon proseguimento della stampa. Infatti sentirete un leggero TAC ogni volta che termina il tempo di esposizione di un layer e che la stampante si alzerà.
La stampante 3D procederà così per tutti i prossimi layer, suonando quel TAC ad ogni distaccamento della stampa dal FEP. Qualora si staccasse l’oggetto dal piatto di stampa allora non sentirete più quel suono e dovrete abortire la lavorazione.
Al termine della stampa, cosa si fa?
Ce l’abbiamo fatta! Abbiamo ottenuto il nostro primo oggetto con una stampante 3D a resina! Però adesso, che si fa?
L’oggetto è appena uscito dalla vaschetta piena di resina e così è ancora tutto unto. La Elegoo ha messo in dotazione un semplice pezzo di plastica che permette di posizionare, a stampa terminata, il piatto a 45°.
In questo modo tutta la resina in eccesso colerà verso un solo angolo sgocciolando all’interno della vaschetta. Dopo qualche minuto possiamo così rimuoverla e posizionarci in una zona di post produzione ben arieggiata e pulita.
Con una piccola spatola in plastica, anch’essa in dotazione, cominciamo a distaccare l’oggetto dal piatto e successivamente effettuate un piccolo risciacquo in alchool isopropilico.
Dopo un breve risciacquo è giunto il momento dell’indurimento finale. Infatti per solidificare una volta per tutte la resina che compone l’oggetto, è necessario esporlo ad una potente fonte luminosa, o per meglio dire, di raggi UV.
Questa fonte di raggi UV può essere il sole se c’è una bella giornata, o in alternativa la luce di un fornetto per unghie. Queste sono le due soluzioni più economiche
Trascorse circa 2ore sotto al fornetto per unghie oppure 5 al sole, la nostra stampa 3 definitivamente completata e asciutta. Nel frattempo che attendiamo però possiamo completare la pulizia della stampa però.
Utilizzando i filtri per carrozzeria possiamo infatti recuperare la resina in eccesso all’interno della vaschetta, per rimetterla nel suo contenitore di origine. Vi ho messo il link dei filtri che contengono anche un imbuto perché il foro del filtro è più grande dell’imboccatura della bottiglia di resina. Con l’imbuto quindi evitate dispersioni pericolose.
Una volta recuperata la resina potete ripulire il piatto e poi anche la vaschetta con della carta assorbente e l’alchol isopropilico.
Ma alla fine, stampa 3D a resina o stampa 3D FDM?
Non c’è una tecnologia migliore rispetto all’altra in quanto con una stampante 3D FDM si possono ottenere oggetti molto robusti, mentre con una stampante 3D a DLP si ottengono decisamente oggetti più precisi ma meno robusti.
Potete quindi capire che non c’è una tecnologia migliore rispetto ad un’altra ma se siete interessati all’acquisto di una stampante 3D a resina dovrete ben pensare a quali progetti 3D vorrete realizzare.
Il mio consiglio è quello di partire da una stampante 3D economica come la Ender 3 o la Alfawise U30 PRO e vi assicuro che già con quella riuscirete a fare OTTIMI oggetti utili per la vostra vita.